Lanterne Vintage: come utilizzarle in casa e giardino
Un' invenzione rivoluzionaria che – nell'Ottocento, prima che l’energia elettrica le sostituisse – arricchiva la vita quotidiana della possibilità di leggere fino a sera tarda; un cambiamento epocale in un momento storico in cui l'alfabetizzazione cominciava ad essere una realtà.
Il design delle lanterne vintage era semplice quanto geniale: un vetro a proteggere la durata della fiamma e un tubo che permetteva alla fiamma stessa di essere sospinta verso l'alto. Ancora oggi si tratta di oggetti pieni di fascino che, con il giusto piglio stilistico, possono arricchire qualsiasi ambiente domestico – e il giardino – di un tocco vintage dal sapore romantico. Non solo: introducendo al loro interno un basilare sistema elettrico, le lanterne vintage possono essere punti luce importanti per la casa, contribuendo al light design di tutte le stanze.
Per armonizzarle al meglio ed inserirle in un contesto di mobilio già esistente, il consiglio è quello di mixarle con oggetti dallo stile semplice e lineare, ma soprattutto moderno. Sono perfette per essere inglobate in ambienti connotati da stile industriale, in cui risalteranno al meglio. Se invece siete più inclini all'accordo tra gli stili d'arredamento – e meno ai contrasti – saranno un elemento prezioso per decorare ambienti in stile shabby, magari dipinte di bianco. Le consigliamo in modo particolare in ambienti focali come il salotto e la cucina, ma – se avete la fortuna di possederne uno! - sono molto adatte anche per il giardino.
Lì potrete utilizzare a sospensione o poggiarle su un bel tavolo vintage (o modernissimo!) beneficiando di un'atmosfera addolcita da un oggetto pieno di storia e di stile. Un'unica nota: fate attenzione alle dimensioni. Le lanterne vintage possono essere di piccola o media taglia e questo dovrà essere un parametro da considerare prima di inserirle in un ambiente. Il rischio è che, se ne selezionate una di dimensioni minute, questa possa disperdere la sua bellezza in un ambiente troppo esteso.
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